Il 2021, fino a questo momento, è stato un anno difficile, forse più difficile del 2020. La scorsa estate eravamo fiduciosi di vedere la luce in fondo al tunnel, e dopo aver affrontato mesi di lockdown avevamo finalmente iniziato a respirare. In agosto siamo riusciti a presentare un’edizione di Rovigoracconta che – pur seguendo tutte le norme di sicurezza – è stata un successo. Siamo stati in tutta Italia uno dei tre Festival che si sono svolti in presenza tra la primavera e l’estate.
Già dall’autunno e dall’inverno la situazione è cambiata: nessuno sapeva quando saremmo tornati a una vita normale, ogni decisione era legata all’andamento della pandemia. E visto che la pandemia continuava a battere forte, le decisioni di tante persone sono diventate, in buona sostanza, attese.
Noi di Rovigoracconta, tuttavia, non ci siamo scoraggiati, e abbiamo cercato in tutti i modi di portare in città, di nuovo, quest’anno, il Festival arancione. Siamo riusciti a ottenere i fondi minimi necessari per farlo (tante aziende sono in difficoltà e ci hanno dato appuntamento al 2022), anche se, per la situazione che stiamo vivendo, un po’ in ritardo rispetto al solito, proprio per l’incertezza con cui si presentava il futuro agli occhi di tutti. Avevamo le date e stavamo per comunicarvele: 11, 12 e 13 giugno.
Lo staff ha iniziato a lavorare senza sosta: avevamo già un piano di sicurezza collaudato per gli artisti e per il pubblico. Gli editori, i manager, gli autori e tutti i fornitori del Festival hanno risposto al nostro appello più velocemente di quanto avremmo mai immaginato, ma pochi giorni fa è accaduto ciò che non era possibile pensare: l’uscita del decreto per le riaperture. Che di fatto penalizza, senza appello, i Festival e le manifestazioni più grandi.
In particolare, alcuni punti sono diventati per noi critici: la necessità di far stare tutti seduti, l’obbligo di prenotazione anticipata e l’obbligo di non avere persone in piedi, nemmeno in transito per andare altrove, in tutta l’area del Festival.
Abbiamo inizialmente pensato di riempire le piazze e le strade di sedie, ma la piazza principale, anche così, avrebbe potuto ospitare mille persone (il massimo consentito, tra l’altro, dal decreto), le altre location molte meno. Avremmo dovuto organizzare in pochissimo tempo una macchina di prenotazioni importante, che avrebbe richiesto settimane per essere realizzata al meglio. E soprattutto avremmo dovuto, per rispettare l’ultimo punto, chiudere l’intero centro storico di Rovigo.
Organizzare un Festival come Rovigoracconta è estremamente complesso. È un lavoro che parte da ottobre insieme ai partner e agli sponsor: sono loro per primi che ci consentono di realizzare un Festival così importante. Si tratta di decine di incontri, stesure di progetti, piani di marketing, insomma, cose che possono apparire lontane a chi poi assiste a Rovigoracconta come spettatore, ma fondamentali e necessarie.
Procediamo poi con editori, autori, manager, ascoltando le esigenze di tutti, per garantire agli artisti il meglio che possiamo offrire sia in termini di ospitalità che di singoli eventi, e per offrire al pubblico la qualità del programma di Rovigoracconta, un Festival che è fatto non solo di incontri, ma di convivialità, coesione, unione. Insomma, ci piace dirla anche così: di un senso autentico di famiglia.
E come ultimo aspetto, in ordine di tempo, un numeroso staff lavora per “portarlo a terra”, renderlo nella pratica il Festival che il pubblico poi vede. Per farlo lavoriamo con tanti fornitori diversi e collaboriamo con le attività del centro storico, che aspettano Rovigoracconta e beneficiano dell’indotto enorme che il Festival genera in città. E non dimentichiamo il ruolo dei giornalisti, degli speaker radiofonici, dei conduttori in tv, dei fotografi e videomaker che ogni anno raccontano il Festival con una passione che va molto al di là della loro professione.
Con le norme contenute nel nuovo decreto non avremmo potuto garantire ai grandi nomi che abbiamo sempre ospitato un pubblico adeguato, al pubblico un’atmosfera di gioia, condivisione e benessere, e alle attività del centro storico, dopo mesi di chiusure, una libertà di azione a cui adesso è necessario che ritornino. Chiudere l’intero centro storico della città è un prezzo che non potevamo far pagare ai commercianti. E non potevamo vietare alle persone la libera circolazione. Con che serenità, poi, il nostro amato pubblico sarebbe venuto in una città blindata, con il rischio anche all’ultimo momento di tornare in zona arancione o rossa e vedersi tutto annullato? Inoltre, nella situazione epidemiologica in cui ancora siamo, visto il numero molto elevato di presenze che genera Rovigoracconta, non volevamo creare assembramenti inaspettati.
Quale soluzione ci restava, allora?
Rovigoracconta è una macchina grande e complessa, e i cambiamenti non possono essere pensati dall’oggi al domani, soprattutto se c’è ancora una forte dimensione di incertezza. Tutto va programmato con mesi di anticipo. Questo decreto ci avrebbe consentito solo di spostarlo altrove, in periferia, di fare pochi appuntamenti e presentarli senza la qualità a cui abbiamo puntato per tanti anni, e che per anni vi abbiamo offerto. Se anche avessimo scelto questa opzione, la nostra etica non ci avrebbe permesso di realizzare un evento che si sarebbe ridotto a una rassegna per poche persone e i cui costi sarebbero comunque rimasti alti. Abbiamo profondo rispetto per tutte le realtà che ci permettono di realizzarlo e consentono a tutto il pubblico di partecipare a uno dei pochi Festival in Italia con tante presenze rimasti completamente gratuiti.
A chi sarebbe stato con noi nell’edizione 2021 va il nostro infinito ringraziamento per averci creduto anche in quest’anno difficile. I sostenitori e promotori: la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, realtà indispensabile, attenta e sensibile non solo per noi, ma per l’intero tessuto sociale della provincia di Rovigo; la Regione Veneto, che da anni tramite l’Assessorato alla Cultura continua a credere in noi, Confindustria Venezia – Area metropolitana di Venezia Rovigo che ci sostiene fin dall’inizio, e Asm Set, che ha dimostrato una sensibilità unica nell’incoraggiarci fino all’ultimo. Il Comune di Rovigo e la Fondazione Rovigo Cultura, nostri partner, hanno cercato insieme a noi di trovare una soluzione, ma siamo giunti insieme alle stesse conclusioni.
Scegliamo un’altra strada, quella di tornare nel 2022 con il Rovigoracconta che conoscete. Con il Festival arancione che saluta la primavera portando una grande festa per le decine di migliaia di persone che ogni anno vengono a vederlo.
Non è un addio, è soltanto un arrivederci.
Non vogliamo sembrare troppo sentimentali, ma ci teniamo a dirlo: ci mancherete tutti tantissimo, non sapete quanto.